Che cosa fa il consulente del lavoro?
che cosa fa il consulente del lavoro

Che cosa fa il consulente del lavoro? Di che cosa si occupa nello specifico e come opera?

Il problema dei problemi in Italia è il lavoro, si sa. Non riguarda solo noi, ma spesso e volentieri ci mettiamo del nostro. Negli Stati Uniti il tasso di disoccupazione è all’incirca del 5%, il che vuol dire che la disoccupazione è pressoché fisiologica: chi vuol lavorare lavora, chi non vuol lavorare non lavora.

Ma la crisi economica da questo punto di vista ha attanagliato in maniera più persistente l’Europa, che ha un’economia meno solida e al contempo meno elastica, meno adattabile alle traversie della finanza e delle varie crisi. Stiamo cercando di porre riparo da diversi anni a questo stato di cose, creando un argine verso la disoccupazione, che, lo ricordiamo, non è solo quella giovanile.

Il grosso è nel settore giovanile, è vero; ma è pur vero che una buona parte dei giovani, quantunque in difficoltà, riesce a trovare riparo nelle maglie della famiglia, resta a casa, si muove di meno, fruisce degli stipendi dei genitori o addirittura delle pensioni dei nonni. E’ una cosa brutta, non degna di una società civile, ma è così.

Se disoccupata diventa una persona di quaranta o cinquanta anni, sono dolori ancora peggiori. Magari una persona che aveva in carico, totalmente o parzialmente una famiglia. Ma anche un cosiddetto single. I meccanismi di protezione sociale per queste persone sono molto deboli o inesistenti. Il reinserimento nel mondo del lavoro, anche per ragioni anagrafiche, diventa spesso impossibile. E la gente non sa che fare, a chi santo rivolgersi. E aumenta l’indice di povertà. Fino ad arrivare alle estreme conseguenze, a qualcuno che addirittura decide di farla finita.

I casi non sono poi così rarissimi. Ecco che allora anche questo governo prova ad affrontare la questione, puntando sulla dignità del lavoro, sulla qualità, sulle garanzie minime. Ma non tutti sono certi che questa azione porterà a dei risultati positivi in termini di occupazione, tanto che viene ipotizzata la perdita di ulteriori decine di migliaia di posti di lavoro, in base a previsioni ufficiali.

cosa fa il consulente del lavoro

Resta l’esigenza per le imprese, specialmente quelle piccole, ma anche per i lavoratori, di affrontare le questioni inerenti l’occupazione con strutture e persone estremamente qualificate, al corrente della congerie infinita di norme, regole, contratti nazionali e quant’altro riesca a regolare lo sterminato mondo del lavoro. Perché il problema sta proprio qua.

In Italia non facciamo in tempo a emanare una legge, che subito bisogna cambiarla; ancor prima, magari, che essa sia applicata. Questo genera sovrapposizioni, confusioni, incertezze applicative che di volta in volta devono essere affrontate nel migliore dei modi. Per questo è importante la figura del consulente del lavoro. Per affrontare tutte queste questioni in maniera organica, il più possibile razionale e certa.

Le questioni riguardanti il lavoro, hanno bisogno di essere affrontate in maniera organica. Questo riguarda, ad esempio, la tipologia del contratto che si deve scegliere o applicare per un lavoratore o una categoria di lavoratori; oppure il regime fiscale che va applicato; e ancora la gestione vera e propria del lavoratore in termini di permessi, straordinari, ferie e ogni altro obbligo, dovere e diritto riferibile ai lavoratori stessi.

Il consulente del lavoro, se persona seria, e moltissimi di loro lo sono, diventa quasi una sorta di fiduciario, di esperto delegato a occuparsi del settore della vita lavorativa delle persone. Questione delicata, sensibile, e perciò estremamente importante. Che cosa fa il consulente del lavoro, la figura stessa del consulente del lavoro è una figura specifica a sé, la quale deve essere costantemente informata sulle novità normative, e deve operare in linea con le più moderne tecnologie informatiche e digitali per affrontare le questioni del lavoro stesso. Uno specialista, insomma.

Dalla busta paga all’assunzione, dal tipo di contratto alle ritenute fiscali, dalla sanzione disciplinare al premio di produzione. Nulla deve essere lasciato all’improvvisazione; tutto va affrontato in maniera logica e sistematica.

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